LA LEGGENDA DELLA PANTERA NERA

29 Luglio 2025

di

Marco Fiori

Mito urbano o psicosi collettiva?

Dagli avvistamenti misteriosi alla mobilitazione delle Forze dell’Ordine.

Come la paura delle fiere selvatiche ha segnato l’immaginario italiano

“Alla pantera! Alla pantera!!!” Perché gli italiani avvistano sempre più animali pericolosi in libertà e, in particolare, pantere nere? Nell’immaginario collettivo, tra le fiere, è quella più insidiosa: con i suoi occhi penetranti, il manto nero, lucido che si confonde con le tenebre e il suo andamento sinuoso e scattante, incarna la paura ancestrale del predatore. Inoltre, un fattore determinante nella psicosi legata agli avvistamenti è la facilità di confonderla con un gatto nero, che al crepuscolo attende la sua preda nei campi. Questo povero micio, dopo secoli di superstizioni che lo hanno reso protagonista di leggende inquietanti, oggi si ritrova involontariamente a essere scambiato per la sfuggente “pantera nera”. Negli anni, chi ha indagato sugli avvistamenti di animali esotici in libertà, dagli agenti dell’allora Corpo forestale dello Stato ai Carabinieri, ha dovuto verificare l’attendibilità delle fonti, osservando anche il contesto sociologico e psicologico dei fenomeni.

La vera pantera nera è una varietà melanica del leopardo o del giaguaro, caratterizzata da tratti massicci, orecchie arrotondate e una lunga coda arcuata. La maggior parte degli avvistamenti, oltre a non essere mai stata confermata la presenza di impronte compatibili, non tiene conto del “fattore proporzioni”. Emblematico fu un famoso video del 1990, girato vicino Roma, in cui si vedeva un felino nero saltare sopra dei cavolfiori: la grandezza degli ortaggi permetteva di stabilire le reali dimensioni dell’animale, che si rivelò essere un comune gatto. Eppure, per i media di allora, quella era la pantera.

IL MOVIMENTO STUDENTESCO DEL ’90

Il più noto avvistamento fu quello della presunta pantera di Roma nel 1989-90, che mobilitò Forze dell’Ordine, veterinari ed esperti. La psicosi si propagò rapidamente, coinvolgendo diverse località della provincia romana. Le notizie si susseguirono: titoli di giornale, elicotteri in volo, sirene spiegate e tiratori scelti impiegati nella ricerca. Eppure, tra chi aveva esperienza di fauna esotica, il sospetto che fosse solo un’illusione collettiva si faceva sempre più forte. L’inafferrabilità della pantera e il clamore mediatico attorno alla sua caccia finirono per influenzare il nascente Movimento Studentesco del 1990, che occupò l’Università La Sapienza con lo slogan “La pantera siamo noi”. Il contesto sociopolitico era acceso: il crollo del Muro di Berlino, la rivoluzione di Solidarność in Polonia e le proteste contro i tagli all’Università alimentavano il fermento studentesco. Il Premier era Andreotti, il Ministro dell’Università e la ricerca scientifica e tecnologica Ruberti, e il Paese si avvicinava alla crisi di Tangentopoli. Il simbolo della pantera, evocativo e incisivo, diede forza al movimento per tutti gli anni ’90, richiamando anche esperienze internazionali come il “Black Panther Party”, attivo per i diritti degli afroamericani.

AVVISTAMENTI E BUFALE

Da allora, gli avvistamenti di pantere nere e altri animali esotici si sono moltiplicati: leoni, tigri, giaguari, ghepardi, una fauna che farebbe invidia alle pianure del Serengeti, in Africa orientale. Ogni episodio seguiva una dinamica simile: un primo avvistamento da parte di una persona considerata “affidabile”, poi l’esplosione della psicosi collettiva, con testimoni che iniziavano a vedere la presunta creatura ovunque. Il fenomeno sconvolgeva la quiete delle province italiane e diventava oggetto di animate discussioni nei bar. Tra i casi più eclatanti: nell’agosto del 1993, dopo anni di calma, una pantera fu “catturata” a Torre Cajetani, in Ciociaria. L’episodio coinvolse anche un noto stuntman che millantava di aver preso la pantera romana nel 1990 e una leonessa nel 1992. Grazie a un’indagine svolta dall’allora Servizio CITES della Forestale, si scoprì che la pantera esisteva ma proveniva da uno zoo privato ed era la stessa del 1990, anch’essa proveniente da cattività e ripetutamente usata per mettere in scena false catture. La pantera fu sequestrata e portata in un centro idoneo, e per un po’ di tempo non se ne parlò più.

Dal 1998 in poi, il filone delle pantere si arricchì di nuove “visioni”, incluse quelle di coccodrilli e serpenti. Memorabile fu il presunto coccodrillo del Lago dell’Accesa, nel grossetano, che no, che portò il Prefetto a vietare il pascolo e la balneazione: alla fine, si scoprì che era stata solo una burla. Nel 2009, due crotali a Castel Fusano allarmarono i jogger, ma erano reali e non pantere. Nel 2010, un gatto malmesso a Borgo Nuovo, quartiere di Palermo, fu erroneamente identificato come una pantera, generando mesi di ironia sui social.

Nel 2018, un presunto ghepardo avvistato a Mesagne e Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, si rivelò essere un’immagine presa da un progetto di ricerca nel Parco Kruger, in Sudafrica, quindi, una vera e propria bufala mediatica.

Nel 2020, nel foggiano, un’altra “pantera mafiosa” venne descritta in TV da esperti sicuri della sua pericolosità. Le impronte ritrovate, però, erano di canidi con unghie sporgenti, mentre i felini hanno unghie retrattili. Anche qui, i video che circolavano erano sfocati e poco chiari: forse, ancora una volta, si trattava solo di gatti.

LA REALTÀ

La tigre bianca fuggita dal Circo di Svezia che, per ore, passeggiò a Mondello, in Sicilia, prima di essere catturata dai Carabinieri forestali.

Negli ultimi anni, però, i veri felini sono arrivati. Nel 2017, una tigre bianca fuggita dal Circo di Svezia passeggiò indisturbata per ore sulla provinciale per Mondello, in Sicilia, prima di essere catturata dai domatori e dai Carabinieri. Nel 2023, a Ladispoli, il leone maschio Kimba si aggirò libero per le strade, terrorizzando i residenti fino alla sua cattura. Per decenni, i falsi avvistamenti hanno generato spreco di risorse pubbliche, ansia e alimentato la credulità popolare. Forse, sarebbe preferibile tornare alle vecchie leggende di asini volanti e vipere lanciate dagli elicotteri: sarebbero meno onerose per la collettività.

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