BOSCHI MONUMENTALI D’ITALIA

5 Novembre 2025

di

Fabio Bogo

Una nuova legge riconosce il valore storico e culturale delle foreste plasmate dall’uomo nei secoli, dai boschi di abete veneti ai castagneti del Lazio, un patrimonio da tutelare al pari delle opere d’arte. Intervista al Prof. Mauro Agnoletti

La Foresta del Cansiglio, qui i Carabinieri forestali tutelano il patrimonio naturale, faunistico e paesaggistico, controllano il territorio e gestiscono le Riserve Naturali presenti nell’area.
La Foresta del Cansiglio, qui i Carabinieri forestali tutelano il patrimonio naturale, faunistico e paesaggistico, controllano il territorio e gestiscono le Riserve Naturali presenti nell’area.

Le abetaie dell’Alto Bellunese e del Trentino. I castagneti da frutto del Viterbese e anche i frassineti da manna in Sicilia e la pineta della tenuta di San Rossore. Boschi bellissimi, che fanno parte della storia del Paese e che adesso, grazie a un emendamento inserito nella nuova legge sulla montagna, potranno godere della qualifica di “Bosco Monumentale”, che darà loro diritto a tutela e, soprattutto, all’attivazione di piani di gestione per la loro conservazione. “Un risultato importantissimo – spiega Mauro Agnoletti, docente di Storia del Paesaggio alla Scuola di Agraria dell’Università di Firenze e titolare di una cattedra UNESCO sui paesaggi del patrimonio agricolo, nonché Presidente della commissione per la redazione del Decreto attuativo della legge sulla montagna – che fa dell’Italia uno dei primi Paesi europei ad avere delle norme che proteggono la Natura creata dall’uomo”.

Partiamo dall’inizio. Ci sono boschi naturali immacolati e boschi primigeni, mai toccati dall’uomo. Poi ci sono i boschi che erroneamente pensiamo che siano totalmente naturali, e che invece sono effettivamente il risultato dell’azione dell’uomo. Con l’emendamento introdotto nella legge appena approvata, si capovolge un punto di vista e tuteliamo quei boschi che grazie alla storia, all’attività delle popolazioni locali, agli usi tradizionali fanno parte del nostro patrimonio culturale. Già esiste un registro nazionale dei paesaggi rurali storici; adesso si tuteleranno anche i boschi che hanno le stesse caratteristiche: valori storici e culturali, letterari, la toponomastica, le forme e le dimensioni, gli usi tradizionali.

Prendiamo le abetaie del Trentino e soprattutto quelle del Cadore, situato nell’alta provincia di Belluno: erano il bacino di legname di Venezia. Quei boschi inizialmente erano composti in egual misura di faggio e abete. Dal 1500 in poi sono stati trasformati a larga prevalenza di abete, circa l’80- 85%. Serviva legno per le costruzioni e per le navi della Repubblica, l’abete aveva più valore del faggio. E, dopo cinque secoli, questo fenomeno diventa un valore culturale. Anche al faggio è però riconosciuta un’utilità storica. Il “Bosco da reme” nella Foresta del Cansiglio era quello dove gli alberi venivano piantati e curati per fare i remi delle navi della Repubblica di Venezia.

È la prova che questi processi sono stati fatti dall’uomo e non dalla sola Natura, soprattutto l’aumento delle conifere per valorizzarne l’impiego nelle costruzioni. La Foresta Nera nasce sostituendosi ai terreni che i contadini tenevano per l’allevamento del maiale. L’Olanda diventa la potenza navale che sostituisce Venezia, le serve legname che dalla Germania viaggia sul Reno e nei fiumi fino all’Olanda. Creare quei boschi ha cambiato la storia.

In commissione c’è stata molta discussione su questo, perché in realtà tanti boschi italiani hanno una storia. Ma non tutti sono eleggibili: lo sono quelli che ne racchiudono una grande quantità. Prendiamo, ad esempio, i castagneti da frutto. Sono tipici boschi che hanno una lunghissima storia e un enorme valore culturale, perché avevano mille usi diversi. Il castagno era largamente utilizzato dalle popolazioni non solamente per la farina di castagne indispensabile per sopravvivere, ma si usavano le foglie per la lettiera degli animali e nelle stalle si adoperava il tannino delle cortecce per la concia delle pelli. Così come i querceti utilizzati per il pascolo del bestiame brado. E come i frassineti da manna della Sicilia, creati per produrre appunto la manna, un dolcificante. O, ancora, le leccete della Sardegna, boschi che hanno 600 anni di età, con forme e dimensioni straordinarie legate alle necessità del bestiame.

La raccolta della manna dai frassineti coltivati in Sicilia.

È uno degli scopi della legge. Stendhal, ad esempio, descrive in termini lirici la bellezza dei castagneti da frutto che scendevano lungo le pendici del Lago di Como, fino ad arrivare all’acqua. Con i boschi monumentali si avvia una grande operazione educativa per ridare dignità e base culturale a una popolazione che spesso recide le proprie radici con il territorio.

LA LEGGE

L’articolo 18 della Legge sulla Montagna, approvata in via definitiva dal Senato il 10 settembre 2025, dispone la salvaguardia degli alberi monumentali e introduce la nozione di “bosco monumentale”, che viene così definito: “Formazione boschiva naturale o artificiale ovunque ubicata che per età, forme o dimensioni, ovvero per ragioni storiche, letterarie, toponomastiche o paesaggistiche culturali e spirituali presenti carattere di preminente interesse, tale da richiedere il riconoscimento di una speciale azione di conservazione”.

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